Pubblicato da Redazione
il 12/09/2022
Mele rosa, kiwi gialli e uva senza semi sono alcuni dei prodotti agricoli che stanno rivoluzionando il mercato. Piacciono molto ai consumatori, ma in pochi sanno che possono coltivarli solo agricoltori selezionati dalle imprese di breeding - la creazione varietale - che hanno "inventato" queste varietà. Entrare nel "club" degli agricoltori privilegiati permette buoni guadagni in un momento in cui il settore vive una profonda crisi, le aziende familiari chiudono una dopo l'altra e l'aumento dei costi (a partire dall'energia) cancella i margini di guadagno
Ma anche questo privilegio ha un prezzo: la libertà, che l'agricoltore perde diventando un mero esecutore di ordini, perché sono le aziende di breeding ad esigere che il frutto venga coltivato seguendo un rigido protocollo. Talvolta decidono anche a chi dev'essere venduto. Possono farlo perché sono proprietarie di varietà registrate come marchi, e per utilizzarle bisogna stare alle loro regole. Nessuno fuori dal "club" può provare a riprodurre le piante, né tantomeno venderne il prodotto. Il rischio è di finire citati in tribunale e dover pagare ammende insostenibili.
Raccontiamo queste vicende nella puntata di "Indovina chi viene a cena", la trasmissione condotta su Rai Tre da Sabrina Giannini in onda oggi, 10 settembre. Con Fabio Ciconte, direttore di Terra!, sveliamo il mondo sconosciuto di brevetti e marchi che stanno dividendo sempre più i produttori tra sommersi e salvati. Un sistema che Ciconte descrive in dettaglio nel suo ultimo libro, pubblicato da Editori Laterza e intitolato "Chi possiede i frutti della terra". Tra le storie più interessanti raccolte dal libro, c'è quella di Lorenzo Colucci, agricoltore della provincia di Bari citato in giudizio da un'azienda di breeding per aver piantato una varietà di uva "club" che gli era stata negata, perché la sua azienda era considerata troppo piccola.
Denunciamo anche un altro impatto devastante che la privatizzazione del cibo sta causando in tutto il mondo: il crollo della biodiversità coltivata. Nel corso dell’ultimo secolo, infatti, abbiamo perso il 75% delle piante e dei frutti commestibili a favore di varietà standardizzate, esteticamente perfette e ad alta resa, create dalle aziende di breeding e commercializate in cinque continenti. La selezione genetica e la successiva brevettazione delle varietà commerciali è diventata la chiave per governare le filiere alimentari, rendendo gli agricoltori dipendenti dall'industria sementiera.
Non tutti si sono rassegnati a questo stato di cose. Agricoltori e movimenti della società civile lottano da tempo per restituire ai produttori di cibo dignità e diritti, riducendo lo spazio che i creatori di semi e varietà vegetali hanno conquistato a loro spese. Per saperne di più, seguiteci e acquistate "Chi possiede i frutti della terra"!