UE: passa il regolamento sul ripristino della natura. Al ribasso e con il no dell'Italia

Pubblicato da Redazione

il 17/06/2024

Il Consiglio dell'Unione Europea ha dato il via libera al regolamento sul ripristino della natura in Europa, la cosiddetta Nature restoration law. Quel pacchetto di leggi che punta a ripristinare almeno il 20 per cento dei suoli e dei corsi d'acqua degradati e a riportarli allo stato originale entro il decennio. Anche il regolamento rientra nel Green Deal, l'insieme di misure europee per il clima, preso di mira nei mesi scorsi dagli agricoltori in protesta e dalla destra europea.

A passare, è un regolamento indubbiamente al ribasso rispetto ai primi disegni che erano stati presentati dalla Commissione Ue. Un regolamento che va incontro alle richieste dei 'trattori' scesi in piazza in tutta Europa e alle strumentalizzazioni politiche di quelle mobilitazioni. Frutto del graduale smantellamento del Green Deal europeo, la nature restoration law entrerà in vigore fin da subito, dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Fermo in Consiglio da mesi, a causa delle proteste del settore agricolo, nessuno pensava che il regolamento passasse senza l'elezione di un nuovo Parlamento europeo. Ma a votare il provvedimento sono stati venti paesi su ventisette. Italia, Finlandia, Svezia, Ungheria, Polonia, Paesi Bassi hanno votato no. Il Belgio ha scelto di astenersi. Ma il voto decisivo è stato sicuramente quello dell'Austria, che sta anche dando vita ad una grave crisi interna e ad un probabile caso giudiziario. 

Il cancelliere austriaco del Partito popolare austriaco Karl Nehammer ha infatti sfiduciato la sua ministra dell'Ambiente e dell'Energia Leonore Gewessler per aver votato sì al regolamento, l'ha messa in stato di accusa e ha annunciato ricorso davanti alla Corte di giustizia Ue.

Cosa prevede il Regolamento sul ripristino della natura?

Il Regolamento, presentato dalla Commissione Ue nel 2022, rappresenta uno dei pilastri della strategia europea sulla biodiversità e proprio per questo, è stato bersaglio di diversi Stati europei, che hanno provato a ritardarne l'approvazione, confidando nel caos delle elezioni europee. 

Per venire incontro alle richieste degli agricoltori, alcune parti del regolamento sono state modificate. Già a novembre Consiglio e Commissione hanno di fatto stabilito che, per ragioni legate alla sicurezza alimentare, nel 2033 la Commissione potrà rivedere l'applicazione del Regolamento e il suo impatto su agricoltura, pesca e foreste. In ambito agricolo inoltre non saranno giudicati i risultati raggiunti dagli agricoltori quanto gli sforzi fatti dagli stessi. Gli stati membri potranno implementare le misure previste dal regolamento in maniera autonoma, ma potranno sospenderle qualora queste costituissero una minaccia per la produzione agricola nazionale. 

Modifiche che hanno tutto il sapore di un ennesimo attacco alle politiche verdi, che strizzano l'occhio ai grandi produttori e alle lobby europee, per mandare avanti in Europa un disegno ostinatamente antiambientalista.

Il ripristino delle aree degradate comunque dovrà rispettare una tabella di marcia: il 30 per cento dei suoli e delle aree marine danneggiate entro il 2030, il 60 per cento entro il 2040 e il 90 per cento entro il 2050. I piani di ripristino saranno nazionali e dovranno essere consegnati alla Commissione che vigilerà sulla loro attuazione. 

Una "vittoria" che ha sorpreso, in un momento in cui del vecchio Green Deal resta poco o nulla. A parte un probabile secondo mandato di Ursula von der Leyen alla Commissione Ue. Ma da quel lontano 2021, tanto è cambiato. A partire proprio dalla strategia della presidente della Commissione, all'epoca artefice del Green Deal, oggi una delle responsabili del suo fallimento.


NEWS

? Preferenze Cookies