Pubblicato da Redazione
il 05/02/2022
In occasione della 9° giornata nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare, le attiviste e gli attivisti di Terra! hanno fatto sentire la propria voce davanti ai supermercati, chiedendo loro di agire contro la crisi climatica!
L'azione, parte della campagna #SiamoAllaFrutta, punta ad accendere la luce su un tipo di spreco alimentare che troppo spesso resta nascosto: quello causato dalla tendenza della grande distribuzione di selezionare i prodotti agricoli in base all'estetica, scartando quelli lievemente imperfetti.
Ma la crisi climatica, che con le sue gelate, grandinate e siccità colpisce l'agricoltura più di ogni altro settore economico, rende sempre più difficile ai produttori ottenere frutta e verdura dalla forma perfetta e dalle dimensioni standard.
E allora è venuto il momento di cambiare per tutti: così come l'agricoltura deve affrontare la transizione ecologica, così i supermercati che ne rivendono i prodotti devono modificare le loro politiche di acquisto. Non esiste in natura un cibo uniforme e senza imperfezioni: è tempo di smettere di pretenderlo.
Cosa accade infatti al cibo che non passa questa selezione all'ingresso? Viene deprezzato, svenduto all'industria di trasformazione o, peggio ancora, lasciato in campo a marcire.
Succede nei frutteti italiani ogni giorno, alimentando un fenomeno chiamato perdita alimentare, uno spreco a monte della filiera che nessuno affronta. Eppure si tratta anche di una perdita economica per gli agricoltori e di sicurezza alimentare per i cittadini.
Nel nostro rapporto "Siamo alla frutta" abbiamo raccontato in numeri questo problema: basti pensare che negli ultimi 20 anni abbiamo perso 25 mila ettari di aranceti e 12 mila coltivati a pere, mentre dal 2015 al 2020 la produzione di kiwi è crollata del 25%. Intanto le importazioni crescono, mentre le nostre aziende chiudono, le filiere si allungano e aumenta la dipendenza da catene di approvvigionamento meno sostenibili.
Ecco perché con la nostra azione abbiamo voluto ribadire che politica e grande distribuzione devono agire subito per fermare questa deriva: la prima per cambiare le regole sull'estetica dei prodotti, la seconda per cambiare le sue strategie di acquisto, smettendo di penalizzare i produttori colpiti dalla crisi climatica.