Pubblicato da Redazione
il 31/07/2023
Un sms firmato Inps. E’ quanto di più emotivo il governo Meloni sia riuscito a inventarsi per comunicare alle 169mila famiglie beneficiarie del reddito e della pensione di cittadinanza che l’ultima rata del sussidio sarebbe stata quella del 27 luglio.
Un gesto atteso, anche se non in queste modalità, il cui impatto denunciamo ormai da tempo con la campagna di Ci vuole un reddito, con cui raccontiamo lo stato di povertà, anche alimentare, a cui saranno abbandonate migliaia di persone.
E che ci ha spinto a scendere in sit-in a Roma, il 1° agosto, davanti alla sede Inps di via Nizza, per protestare con altre realtà associative, sindacali, sociali contro l'abolizione di questa importante misura, unendoci alla protesta esplosa già in altre città. Insieme a decine di ex percettori e percettrici, abbiamo chiesto al governo un passo indietro sull'abolizione del reddito di cittadinanza, rilanciando la nostra battaglia con un'assemblea nazionale, che si svolgerà a Roma il prossimo 23 settembre.
Il messaggio ha annunciato la sospensione a quei nuclei familiari senza componenti disabili, minori, persone in carico a servizi socio-sanitari e over 65. Ossia gli individui che il governo considera invece "occupabili", che da settembre potrebbero continuare a ricevere un sussidio di un anno soltanto, più piccolo e non rinnovabile, a patto che si iscrivano a corsi di formazione per il lavoro, il cosiddetto “Supporto per la formazione e il lavoro”. Corsi che non rappresentano alcuna garanzia di trovare un'occupazione.
Inizia così la crociata del governo contro il reddito di cittadinanza, che il centro destra, già in campagna elettorale aveva promesso di cancellare. E così è stato.
Con il Decreto Lavoro del primo maggio scorso, in sostituzione del Rdc, è stato inserito l’”assegno di inclusione”, che entrerà in vigore a gennaio 2024 e sarà destinato alle famiglie giudicate più “fragili”, ossia quelle in cui c’è almeno un minore, un disabile o un over 60. Ma il punto cruciale restano i criteri per fare richiesta: un Isee entro i 9mila euro annui, molto più alto dell'Isee da 6mila euro, che devono dimostrare di avere gli occupabili che si iscriveranno ai corsi di formazione. Insomma, gli occupabili devono essere più poveri dei poveri!
Dei quasi 1,2 milioni di nuclei familiari beneficiari del reddito di cittadinanza, circa 400 mila saranno esclusi dall’assegno per l’inclusione sociale perché non sono presenti i soggetti "fragili" di cui parla il governo. Eppure sarebbero 97 mila le famiglie escluse, nonostante abbiano al loro interno soggetti tutelati.
Ma se si guarda alle persone e non ai nuclei, gli esclusi dal reddito sarebbero oltre 800 mila.
Criteri senza senso, imposti con un'ottica ideologica a danno però di migliaia di persone. Criteri illogici, come quelli scelti per ottenere la carta solidale una tantum "Dedicata a te" del valore di 382 euro. La card infatti non potrà essere richiesa dai percettori di naspi, di rdc, di discoll, di cassa integrazione e di altre prestazioni di sostegno al reddito, anche se sono sotto 15mila euro di Isee. Un meccanismo di controllo dei miseri consumi cui hanno diritto i poveri- aceto di vino sì, vino no-una bandiera ideologica, che nel pieno della inflazione galoppante, consentirà solo ad un minuscolo manipolo di persone di far fronte ai bisogni primari. Il dito, perché alla Luna ancora una volta si preferisce non guardare!
Con la campagna "Ci vuole un reddito" stiamo denunciando l'impatto che avrà la cancellazione del reddito di cittadinanza tra i nuclei più poveri, i precari, le persone single senza redditi fissi. Una moltitudine di persone che già da un anno sta cambiando i propri consumi, sta svuotando il carrello della spesa, sta sacrificando le proprie scelte alimentari per pagare le bollette.
Noi chiediamo che invece misure come il reddito siano rafforzate ed estese e che il reddito venga finalmente concepito come uno strumento ecologico, con cui potere dare a tutte e tutti la possibilità di accedere ad un cibo di qualità, che arriva da filiere sostenibili, amiche dell'ambiente.
Un reddito universale, perché a beneficiarne sono tutti, chi compra, chi produce, chi vende.
Un reddito per una vita dignitosa e per un pianeta più giusto!
Ecco perché con la campagna nazionale Ci vuole un reddito, ci siamo dati appuntamento il prossimo 23 settembre, a Roma, per un'assemblea nazionale, per reagire insieme agli effetti dell'abolizione del reddito e per costruire una risposta collettiva alla guerra a poveri/e che ha intrapreso il governo Meloni.