Pubblicato da Redazione
il 16/03/2023
A volte ritornano. Le organizzazioni dell’agroindustria e delle imprese sementiere controllate da multinazionali tornano a fare sentire tutto il loro peso aprendo la strada alla sperimentazione in campo aperto dei nuovi OGM.
La storica prudenza italiana nell’utilizzo di tecnologie di manipolazione genetica all’interno del settore agroalimentare sembra ormai acqua passata. La retorica occulta, agitata dai sostenitori OGM, è sempre la stessa, ma oggi, più che in passato, trova un consenso larghissimo: utilizzare le tecniche genomiche e biotecnologiche per contrastare i cambiamenti climatici in agricoltura.
Tra i sostenitori di questa retorica c’è anche il CREA, il Centro per la ricerca in agricoltura. L’ente pubblico, controllato dal Ministero delle Politiche agricole, ha espresso il suo parere favorevole ad un allentamento delle norme che regolano i nuovi Ogm. Lo stesso presidente dell’istituto, Carlo Gaudio, il 14 marzo scorso si è espresso a favore delle cosiddette New Genomic Techniques (NGT), rinominate in Italia Tecniche di evoluzione assistita (Tea), in occasione della presentazione del position paper “Nuove tecniche genomiche genome editing e cisgenesi”, realizzato in collaborazione con Assobiotec.
In soli 5 anni, il finanziamento di Assobiotec, la branca di Federchimica che raduna un centinaio di industrie attive nel campo della biotecnologia, ha permesso la nascita di 25 laboratori di ricerca su 15 specie diverse: vitigni resistenti alle malattie, frumento duro resistente alle malattie funginee, uva e melanzane senza semi. Prodotti che, nell’ottica del Crea, possono aiutare ad affrontare i cambiamenti epocali che la nostra agricoltura sta affrontando. Un'idea sostenuta anche dalla politica di governo. Tanto che, in occasione dello stesso evento, due parlamentari Raffaele Nevi, deputato di FI e il senatore di Fdi Luca De Carlo, hanno presentato 2 proposte di legge per la sperimentazione in campo dei nuovi OGM, la cui approvazione sarebbe prevista entro settembre.
Ma le realtà e i movimenti ambientalisti e una parte della comunità scientifica sono in totale disaccordo con questa visione. L’eventuale introduzione dei nuovi OGM nel settore agroalimentare italiano rafforzerebbe solo un modello di agricoltura industriale che necessita di input esterni che impattano sia sulla salute umana che sull’ambiente, porterebbe ad una standardizzazione dei prodotti e appiattirebbe l’agrobiodiversità.
Anche per questo, il 25 luglio 2018, con una sentenza della Corte di Giustizia Europea, si affermava che le nuove biotecnologie di editing del genoma producono a tutti gli effetti degli OGM, che sono regolati dalla Direttiva 2001/18/CE, secondo cui essi vanno regolati, tracciati ed etichettati. Proprio in base a questa normativa, l’Italia ha scelto di vietare la coltivazione degli OGM sui propri campi. Eppure la maggioranza del Parlamento ora intende stracciare l’attuale normativa, creando le condizioni per portare sulle nostre tavole i nuovi OGM, che non sapremo mai riconoscere, se non saranno correttamente etichettati.
Dobbiamo fermare tutto questo! Terra! si unisce all’appello della Coalizione Italia Libera da OGM e chiede alla politica di scegliere la strada sicura per tutti, che è quella che tutela la biodiversità e l’agricoltura agroecologica!
Sostieni Terra! perché un futuro sostenibile si costruisce soltanto insieme!