Pubblicato da Redazione
il 24/01/2024
La Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha approvato la proposta di deregulation degli organismi geneticamente modificati ottenuti con le New Genomic Techniques.
La relazione, presentata dalla eurodeputata del PPE Jessica Polfjärd, è stata approvata (47 voti favorevoli, 31 contrari e 4 astensioni) con emendamenti minimi, che si discostano pochissimo dalla proposta avanzata dalla Commissione Europea lo scorso 5 luglio. Scontato il voto favorevole delle destre, che da tempo sostengono un cambiamento delle attuali norme che regolano gli OGM. L'opposizione - Verdi e Sinistra- si è invece opposta al rapporto Polfjärd.
Ora la palla passa alla plenaria del Parlamento Europeo, che potrebbe votare il provvedimento già nella plenaria del 5-8 febbraio. Un’approvazione dell’Eurocamera aprirebbe la strada ad un cambiamento radicale, abolendo di fatto gli obblighi di valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura dei prodotti della modificazione del genoma ottenuti tramite le NGT.
Questa deregolamentazione si basa sull’assunto che le nuove tecniche genomiche producano, nella maggior parte dei casi, piante equivalenti a quelle che si trovano in natura o che risultano dalla selezione convenzionale. L’assunto è basato su una soglia, fissata arbitrariamente, di modificazioni genetiche di qualunque tipo risultanti dal processo di laboratorio. Fino a 20 modifiche, il regolamento considera le NGT tal quali a un prodotto della natura. In realtà questo criterio è stato definito “non scientificamente fondato” dall’Agenzia francese per la salute e la sicurezza alimentare il 21 dicembre scorso.
La cancellazione dei controlli oggi obbligatori in base a un’equivalenza mai dimostrata, renderebbe impossibile prevedere i potenziali effetti dirompenti sulla biochimica e la fisiologia della pianta e sull’ambiente, con rischi che vanno ben oltre quelli che risulterebbero dalla selezione convenzionale.
Gli agricoltori che non vogliono coltivare organismi geneticamente modificati non hanno garanzie che i loro campi possano evitare la contaminazione causata dai pollini delle colture NGT. La domanda è: chi pagherà eventuali danni provocati dall’inquinamento genetico in un paese come l’Italia, che ha fatto della produzione libera da OGM la sua bandiera nel mondo?
“Siamo di fronte a un colpo di mano che mina alla base il principio di precauzione – commentano le associazioni della Coalizione Italia Libera da OGM* – Attraverso la legislazione secondaria come questo regolamento si stanno svuotando di senso i Trattati fondativi, che hanno tra i loro pilastri un approccio basato sulla cautela e il principio ‘chi inquina paga’”.
Se questo regolamento sarà approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio (dove siedono gli stati membri), entrambi questi principi verrebbero capovolti, riversando l’onere della prova sugli agricoltori contaminati, ai quali spetterebbe dimostrare di non aver “rubato” l’invenzione brevettata ai costitutori, e sui consumatori, che dovrebbero dimostrare la causa di eventuali effetti sanitari.
*La Coalizione Italia libera da Ogm raggruppa:
Associazione Consumatori Utenti, Agorà degli Abitanti della Terra, AIAB, AltragricolturaBio, ASCI, AssoBio, Associazione per l’agricoltura biodinamica, Associazione rurale italiana, Attac Italia, Centro Internazionale Crocevia, Coltivare Condividendo, Coordinamento ZeroOgm, CUB, Custodi di semi, Deafal, Egalité, Equivita, European Consumers, Fairwatch, Federazione Nazionale Pro Natura, Federbio, FIRAB, Fondazione Seminare il Futuro, Greenpeace, ISDE, Legambiente, LIPU, Navdanya International, RIES, Ress, Seed Vicious, Slow Food Italia, Associazione Terra!, Terra Nuova ONG, Transform! Italia, USB, Verdi Ambiente e Società, WWF