Pubblicato da Redazione
il 07/05/2024
Sono circa sessanta i lavoratori agricoli trovati in condizioni paraschiavistiche, scoperti a Ostiglia, in provincia di Mantova, durante un blitz dei carabinieri effettuato nell’ambito di alcune indagini contro il lavoro nero e il caporalato. Nello stesso angolo di Lombardia che abbiamo raccontato e indagato all’interno del report Cibo e sfruttamento. Made in Lombardia, un’altra storia di sfruttamento, che racconta quanto il fenomeno del caporalato sia tutt’altro che finito e con quale intensità si stia ormai radicando al Nord.
All’interno di un’azienda agricola dedita alla coltura di radicchi, i lavoratori, quasi tutti di origine pakistana, ricevevano come paga oraria cinque euro all’ora per giornate di lavoro che partivano all’alba e finivano al tramonto, senza che venisse loro garantita neanche un po’ di acqua, nonostante il caldo. Stipati all’interno dell’azienda, gli uomini lavoravano senza nessun dispositivo di sicurezza.
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Ma c’è un altro particolare che conferma quanto abbiamo raccontato nei mesi di indagine trascorsi nelle campagne lombarde: la presenza di cooperative senza terra - cooperative che hanno perso lo spirito mutualistico delle origini per trasformarsi in serbatoi di manodopera – spesso con sede fuori regione, per far perdere più facilmente le proprie tracce. L’azienda agricola lombarda al centro delle indagini infatti reclutava i lavoratori proprio da cooperative come queste. Nel caso specifico, una cooperativa modenese, gestita da tre cittadini pakistani, che gestiva braccianti, tutti stranieri.
Ad oggi risultano in stato di arresto tre cittadini pakistani e un cittadino marocchino, accusati di essere i caporali, cioè coloro che procuravano la forza lavoro, e il proprietario dell’azienda agricola, originario proprio della provincia di Mantova.
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I nostri mesi di inchiesta sul campo sono serviti proprio all’analisi di alcuni distretti agricoli tra i più importanti nel nostro paese, per dimostrare che nessuna filiera agricola, neanche le eccellenze, possono dirsi esenti da fenomeni di sfruttamento. Uno sfruttamento, che sta cambiando faccia, e che nonostante il "negazionismo" di alcuni, sta evolvendo lentamente sotto i nostri occhi, e che può essere contrastato soltanto lavorando in un approccio di filiera.
Bisogna intervenire sulla Grande distribuzione organizzata, i supermercati in cui facciamo la spesa, affinché ponga fine a campagne promozionali e ad accordi capestro con il mondo produttivo; bisogna che le istituzioni regionali disciplinino il fenomeno del caporalato, con una normativa specifica. E, anche se non è il caso dei lavoratori di Ostiglia – tutti regolari- infine bisogna cancellare la legge Bossi – Fini, come chiediamo da tempo. Una norma che subordina l’ingresso e la permanenza in Italia al contratto di lavoro.
Foto: Giovanni Culmone per Terra!
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