Pubblicato da Redazione
il 29/01/2025
Dopo circa un anno, i trattori sono di nuovo in piazza. Le proteste, che avevano coinvolto mezza Europa - dalla Germania alla Romania, dalla Francia all'Italia - avevano messo al centro l'insostenibilità economica del lavoro agricolo.
Mano a mano che le proteste si diffondevano, però, le lobby agricole e la destra conservatrice hanno iniziato a strumentalizzare quelle piazze. E hanno scelto di cercare nel Green Deal agricolo - quell'insieme di misure ambientali utili alla transizione ecologica in agricoltura, inserite nel documento Farm to Fork (Dal campo alla tavola) - il nemico da abbattere.
In pochi mesi, la strategia partita in Europa con la guerra in Ucraina è stata completata. Lobby agricole e partiti conservatori
Eppure, a un anno di distanza, i trattori sono di nuovo in piazza. "L’anno scorso furono presentati dieci punti al ministro Lollobrigida - dicono oggi i diversi movimenti, spontanei e no, in protesta - dopo diversi tavoli il ministero non ha esaudito nessuna richiesta”.
La domanda che viene spontaneo porsi ad oggi è la seguente: scagliarsi contro le misure green è servito a migliorare la vita degli agricoltori europei? A giudicare dalla nuova mobilitazione sembrerebbe di no!
Molte delle rivendicazioni degli agricoltori sono lecite e come Terra!, le abbiamo difese fin dal primo momento. Accogliere la richiesta di una giusta distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare; quella di un reddito dignitoso; quella di rafforzare la Direttiva sulle pratiche sleali nei rapporti commerciali con la Grande distribuzione Organizzata; l'opposizione al Mercosur - il trattato di libero scambio tra Europa e i paesi dell'America latina, che rischia di mettere in ginocchio l'agricoltura europea e di avere enormi impatti sull'agricoltura e l'ambiente- è doveroso per il governo italiano e europeo.
Ma non sarà lo smantellamento delle misure green che migliorerà la vita degli agricoltori. Come diciamo da sempre, l'opposizione tra transizione ecologica e agricoltura è solo strumentale alle lobby dell'agroindustria e ai partiti della destra conservatrice.
Non c'è oggi settore economico che deve cambiare assioma, che deve iniziare a porsi il tema della transizione ecologica. E il mondo agricolo avrebbe tutto l'interesse a battersi per questa transizione, visto che l'attività produttiva è messa in ginocchio in modo strutturale da eventi climatici estremi.
E invece proprio da una parte del mondo agricolo arriva l'attacco più forte all'ambientalismo. Le proteste di questi giorni hanno come obiettivo smantellare l' "impalcatura green" europea - che ormai è completamente franata- ma anche semplificare, produrre e diventare più competitivi.
Una retorica che arriva da oltreoceano, che il nuovo insediamento di Trump non fa che rafforzare. Evocare il ritorno ai combustibili fossili e l'uscita dall'accordo di Parigi porta le lancette della storia indietro rispetto a quei timidi passi in avanti che i movimenti sono riusciti ad ottenere.
E sembra che la campagna diffamatoria stia funzionando. La presunta inchiesta del quotidiano olandese conservatore Telegraaf ha dato una notizia che non può nemmeno essere considerata tale. Il giornale ha raccontato che l'Ue "ha sovvenzionato segretamente gruppi ambientalisti per promuovere il Green deal dell'ex commissario Frans Timmermas" per rafforzare le politiche verdi e per orientare il dibattito sull'agricoltura. Uno scandalo, che scandalo non è, visto che i fondi di cui parla il giornale sono fondi Life, soggetti a regole di trasparenza molto rigide, assegnati da specifici bandi. Una notizia che ha avuto solo l'obiettivo di gettare fango sul lavoro delle associazioni ambientaliste, per indebolire ogni timido passo verso la transizione ecologica.
La sedicente inchiesta è stata utilizzata anche in Italia, dal governo e da un pezzo di mondo agricolo, per lanciare un attacco al mondo ambientalista e alle misure verdi in dicussione in Europa.
Quale sarà l'impatto di questo presunto scandalo lo scopriremo presto. A metà febbraio, è infatti atteso il Documento di visione della Commissione europea. E bisognerà leggere tra le righe di quel documento per capire che futuro ci aspetta, in agricoltura e non solo e per quanto abbia funzionato.