Pubblicato da Redazione
il 16/11/2022
Qualche giorno fa, nel corso del programma televisivo GEO, in onda su Rai 3, Fabio Ciconte, direttore di Terra!, ha raccontato l’impatto della plastica nell’ambiente e quanto il suo utilizzo stia aumentando sempre di più tra gli scaffali dei supermercati.
E’ un fatto, siamo inondati di plastica, quasi tutto il cibo è confezionato e spesso lo è a sproposito.
Facciamo fatica, ad esempio, a capire il senso di vendere un mandarino sbucciato e confezionarlo con una vaschetta e un film di plastica.
Allo stesso modo abbiamo raccontato le criticità di un settore, la cosiddetta quarta gamma, che comprende i prodotti coltivati, lavati, puliti e confezionati, pronti al consumo, di cui le insalate in busta sono forse l'esempio più rappresentativo e il cui mercato è in fortissima espansione. Le nostre osservazioni devono aver colpito molto il Corriere ortofrutticolo, testata giornalistica molto letta fra gli addetti ai lavori, che ha scritto un editoriale sprezzante e a tratti offensivo nei confronti di Terra! e del suo direttore. Lorenzo Frassoldati, il direttore della rivista, evidentemente a corto di argomenti, definisce Ciconte “signorino ambientalista da salotto”, un modo di dire già usato più volte da Matteo Salvini.
Quello della IV gamma è un settore in forte espansione che ci racconta - come sosteniamo da sempre - quanto i consumi cambiano al variare degli stili di vita. E le nostre vite, così frenetiche, spesso ci spingono a fare delle scelte di comodo, che riducono i tempi in cucina. Tuttavia, non si può ignorare il forte impatto ambientale che hanno questi prodotti, che vengono coltivati in serre che si estendono su migliaia di ettari, che vengono trasformati con passaggi industriali fortemente energivori e venduti con un grande sovraprezzo rispetto ai normali cespi di insalata. Senza considerare l'idea di perfezione che queste buste incarnano, come se la natura producesse sempre foglie uguali e perfette. Ecco perché in tv ci siamo soffermati su queste e altre criticità. Criticità di cui avevamo già parlato nel passato in rapporti e libri. La domanda che ci e vi poniamo è: c’è davvero bisogno di tutta questa plastica? Non solo.
Quando Frassoldati scrive che così si “demonizzata e colpevolizza un settore alla cieca”, dimentica o ignora di dire che, durante la pandemia, siamo stati noi a denunciare, con un articolo su Internazionale, come una nota catena di discount avesse organizzato oltre 20 aste al ribasso, per aggiudicarsi milioni di prodotti di IV gamma a prezzi stracciati, mettendo a rischio un intero settore. Difendendo comunque, nonostante le tante criticità del comparto, gli interessi dei produttori che lavorano in questa filiera.
Ecco perché le accuse che ci muovono il Corriere Ortofrutticolo e il suo Direttore per noi sono irricevibili. Trovare nei supermercati prodotti tagliati, lavorati, asciugati, imballati significa senz’altro regalare tempo libero ai consumatori. Ciò non toglie che a noi associazioni ambientaliste, che ci battiamo per un’agricoltura sostenibile, di piccola scala e legata al ciclo delle stagioni, spetta la responsabilità e il dovere di chiederci che tipo di futuro vogliamo per la filiera agroalimentare e che cibo vogliamo ritrovarci domani nel nostro carrello della spesa.
Agli imballi di frutta e verdura ci ha già pensato la natura, che ha creato i migliori involucri possibili e che ammette difetti e imperfezioni, contrariamente a quanto spesso vediamo al supermercato.
Permettere a tutta questa plastica di entrare nei supermercati oggi suona come un atto di negazionismo climatico e noi saremo sempre qui a denunciarlo!
Seminiamo insieme giustizia sociale e ambientale.
Perché un futuro più equo e sostenibile si costruisce insieme.