Pubblicato da Redazione
il 12/07/2023
Il Parlamento Europeo ha approvato la Nature Restoration Law (Legge sul ripristino della natura). Una notizia molto attesa e per nulla scontata, perché dopo il via libera ai nuovi OGM e la delusione per la direttiva sulle emissioni industriali, ci si aspettava che anche questa legge europea venisse fatta a pezzi dal tentativo messo in campo dal Partito popolare europeo (PPE) di fare asse con i conservatori.
E invece la strategia del PPE questa volta non ha funzionato, facendo emergere le prime spaccature di un'alleanza che si stava tessendo in vista delle elezioni europee del 2024: 21 fra i membri del Partito popolare europeo hanno infatti scelto di opporsi alla visione del partito votando a favore della legge.
Presentata per la prima volta dalla Commissione europea nel giugno 2022, la legge sul ripristino della natura stabilisce obiettivi vincolanti in diversi ambiti, tra cui terreni agricoli, fondali marini, torbiere e impollinatori, che mirano al ripristino degli ecosistemi danneggiati e violati da politiche miopi, mosse solo dall'estrattivismo e dal profitto. Caposaldo del Green Deal europeo, essa prevede di preservare entro il 2030 il 20% della superficie terrestre e marina dell’Unione Europea, in modo da impedirne lo sfruttamento commerciale. La legge prevede quindi che ogni stato membro dovrà sviluppare piani nazionali di ripristino degli ecosistemi, con una precisa rendicontazione di quanto fatto.
Fin qui tutto bene. Eppure l'iter della legge non è stato indolore. Le pressioni delle lobby e delle associazioni di categoria hanno ridimensionato molto il suo carattere trasformativo e alcuni articoli importanti sono stati bocciati.
Articoli vitali, che andavano nella direzione di salvaguardia del comparto agricolo e della biodiversità, segno del giro di interessi che insiste in questo settore. Tra gli articoli più importanti stralciati, c'è l'art 9, che mirava a ripristinare la natura nei terreni agricoli, comprese le torbiere, incentivando la capacità dell'Europa di sequestrare il carbonio nei suoli e provando a ribaltare la visione di un'agricoltura intensiva, che utilizza ogni ettaro per produrre e che abusa di agenti chimici impoverendo i terreni. Anche l'art. 8 andava in questa direzione, tutelando gli insetti impollinatori che salvaguardano la biodiversità. Infine con l'approvazione degli emendamenti 135 e 136, si chiede alla Commissione di valutare l'eventuale impatto sulla sicurezza alimentare europea della Legge, ritardandone di fatto l’implementazione e assicurando nel frattempo al PPE di fare una campagna di disinformazione sul provvedimento.
La campagna di opposizione contro la legge, partita proprio dal PPE, nel corso del tempo è andata rafforzandosi, specialmente perché ha raccolto le adesioni di quegli agricoltori che denunciano il rischio di un calo della produzione agricola. Una paura fomentata dai partiti europei di destra e dalla retorica produttivistica di associazioni di categoria, per cui bisogna coltivare e pescare a qualunque prezzo, per sventare crisi alimentari e carestie, ma anche per continuare ad assicurare un futuro ad agricoltori e pescatori.
Una retorica che ha fatto breccia lo scorso anno, allo scoppio della guerra in Ucraina, quando alla vera crisi alimentare dei paesi in via di sviluppo si è preferito guardare alla finta crisi alimentare in Europa, un continente autosufficiente, che non conosce al momento carestie e crisi profonde.
Solo dopo i negoziati tra i rappresentanti del Parlamento europeo, dei governi nazionali e della Commissione europea, potremo leggere un testo di legge definitivo. Così, in autunno, la Nature Restoration law inizierà il suo iter verso l'applicazione.