Pubblicato da Redazione
il 31/01/2023
Sono Mamadou, Moussa, Youness e Yussif, i quattro i cittadini africani, provenienti dall'Africa Subsahariana e dal Marocco, coinvolti nel primo laboratorio di formazione specialistica in olivicoltura e potatura di olivi, che Terra! ha organizzato a Campagna, in provincia di Salerno, presso la sede della cooperativa agricola sociale “R-Accogliamo”. Una formazione a cui nelle prossime settimane, seguirà una work experience di tre mesi, in quell’azienda e in un’altra sita a Solopaca, in provincia di Benevento, “Uliveti Castel San Martino”. Attraverso pratiche e metodi propri dell’agricoltura sociale, R-Accogliamo porta avanti da tempo molteplici attività con migranti, minori stranieri non accompagnati e detenuti o ex detenuti, partendo dal concetto di cura e di inclusione, utilizzando l’agricoltura, rigorosamente biologica, come strumento di ri-attivazione delle persone che attraversano quello spazio. Un progetto cento per cento sostenibile, sia da un punto di vista etico che ecologico.
Con un programma di formazione studiato appositamente dalla nostra responsabile della formazione Giorgia Bocca e svolto sul campo dal nostro referente regionale Giulio Iocco, i partecipanti hanno ricevuto una infarinatura sui diritti e doveri dei tirocinanti e sono stati spronati alla identificazione delle proprie competenze. Un momento decisivo e importante nel percorso di inserimento in azienda che a volte, in progetti dai tempi troppo scadenzati, tende ad essere sottovalutato e poco attenzionato.
Tutti e quattro hanno confessato di volere fare agricoltura, perché nati da famiglie che la praticano o la praticavano in Africa. Da Moussa, laureato in Scienze Agrarie a Yousif, che arriva da una famiglia di produttori di cacao alla quale vorrebbe un giorno fare ritorno, da Mamadou, che vuole subito mettere in pratica gli insegnamenti a Youness, pratico di frantoi e di ristorazione, nessuno ha frequentato questa formazione per caso. Tutti hanno il sogno di lavorare la terra!
Ecco perché la formazione tecnica ha entusiasmato tutti i presenti, che hanno anche ricevuto un attestato della formazione nell'azienda salernitana, con cui la realtà beneventana, che pure accoglierà i tirocini, ha già intessuto legami.
Aziende che fanno la differenza, perché impegnate a costruire reti territoriali per fare in modo che Mamadou, Moussa, Youness e Yussif e non solo, riescano a trovare una collocazione in altre realtà su quei territori, magari attraverso “contratti di rete”, e possano soprattutto continuare a formarsi in altre discipline e in altre tecniche agricole, oltre il progetto Diagrammi. Una cura dei rapporti di lavoro inedita, che mette al centro il lavoratore e la sua crescita.
Ma in queste esperienze così di successo al punto da risultare una rarità, le criticità sono tantissime e riguardano quasi sempre l’ingiustizia del sistema normativo italiano, che impedisce di attivare i tirocini nei luoghi di lavoro, se non si è in possesso di ricevute che attestino la richiesta di rinnovo del documento. Nonostante le tante circolari che aggiornano di continuo questa materia, i Centri per l’Impiego continuano infatti a respingere le richieste di attivazione di tirocinio a quelle persone che possiedono "solo" il cedolino, un documento rilasciato dalla Questura al richiedente di rinnovo o di rilascio del permesso di soggiorno.
Il funzionamento degli uffici pubblici, il sistema di accoglienza, così come i trasporti e gli alloggi, restano ancora i veri ostacoli all'effettivo inserimento di cittadini stranieri nel nostro Paese, in agricoltura, così come in altri comparti. Lo dimostra una Regolarizzazione, che abbiamo fortemente voluto come associazione nel 2020 e che, a più di due anni dalla sua entrata in vigore, ha visto meno del 40% dei permessi di soggiorno richiesti erogati.