Depositata la prima causa climatica contro lo stato italiano

Pubblicato da Redazione

il 06/06/2021

Per la prima volta la società civile fa causa allo Stato affinché si assuma le sue responsabilità di fronte all"emergenza climatica. Il primo contenzioso climatico della storia d"Italia è stato avviato di fronte al Tribunale Civile di Roma nei confronti dello Stato, rappresentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Dei 203 ricorrenti della causa fanno parte 24 associazioni, tra cui Terra!, 17 minori - rappresentati in giudizio dai genitori - e 162 adulti. L"azione legale è promossa nell"ambito della campagna Giudizio Universale”, nata nel 2020 per sostenere l'atto di citazione.

I ricorrenti sono stati assistiti da un team legale composto da avvocati e docenti universitari, fondatori della rete di giuristi Legalità per il clima. A patrocinare la causa l"Avv. Luca Saltalamacchia, esperto di tutela dei diritti umani e ambientali e l"Avv. Raffaele Cesari, esperto di Diritto civile dell"ambiente, assieme al Prof. Michele Carducci, dell"Università del Salento, esperto di Diritto climatico: "Questo giudizio si inserisce nel solco dei contenziosi climatici contro gli Stati che si stanno celebrando in tutto il mondo. Nasce dalla incontrovertibile contraddizione che esiste tra le misure di contenimento delle emissioni che lo Stato italiano dovrebbe adottare per contrastare efficacemente il riscaldamento globale e le inadeguate iniziative concretamente poste in essere. Non chiederemo al Giudice alcun risarcimento, ma piuttosto di ordinare allo Stato di abbattere le emissioni di gas serra per portarle ad un livello compatibile con il raggiungimento dei target fissati dall'Accordo di Parigi al fine di tutelaree proteggere i diritti fondamentali dell"uomo", dichiarano gli avvocati.

Gli obiettivi della causa

Obiettivo generale dell"iniziativa legale: chiedere al Tribunale di dichiarare che lo Stato italiano è responsabile di inadempienza nel contrasto all"emergenza climatica e che l"impegno messo in campo è insufficiente a centrare gli obiettivi di contenimento della temperatura definiti dall"Accordo di Parigi. Un"insufficienza che ha come effetto la violazione di numerosi diritti fondamentali. Tra le argomentazioni della causa legale spicca, infatti, la relazione tra diritti umani e cambiamenti climatici e la necessità di riconoscere un diritto umano al clima stabile e sicuro.Le richieste specifiche avanzate dai ricorrenti al giudice sono:

Per approfondire leggi il riassunto dell'atto di citazione.

I dati scientifici a sostegno della causa

La percentuale di riduzione delle emissioni è stata calcolata da Climate Analytics, una delle più importanti organizzazioni indipendente per la ricerca sul cambiamento climatico.

Secondo quanto si legge nel rapporto (qui il riassunto), "seguendo l'attuale scenario delle politiche italiane, ci si attende che le emissioni al 2030 siano del 26% inferiori rispetto ai livelli del 1990. Stando a queste proiezioni del governo, però, l'Italia non riuscirà a raggiungere il suo modesto obiettivo di ottenere una riduzione del 36% entro il 2030 come stimato dal Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC). […] Tra i paesi europei che pianificano il passaggio dal carbone al gas, l'Italia ha il più alto consumo di gas pianificato per gli anni 2020. Sebbene l'Italia stia puntando a una quota del 30% di energia rinnovabile nel consumo finale lordo di energia entro il 2030, non ha attualmente le politiche in atto per raggiungere questo obiettivo.” Non solo, "ad oggi, l"attuale obiettivo dell'Italia rappresenta un livello di ambizione così basso che, se altri paesi dovessero seguirlo, porterebbe probabilmente a un riscaldamento globale senza precedenti di oltre 3°C entro la fine del secolo”.


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