Pubblicato da Redazione
il 09/04/2024
Con una sentenza storica, la Grande Camera della Corte Europea per i diritti Umani (CEDU) si è espressa a favore della protesta portata avanti dalle Klimatesenniorinen, l'associazione elevetica Senior Women for Climate Protection Switzerland (Anziane per il clima Svizzera). Le donne, insieme ad altri soggetti singoli, hanno trascinato il proprio paese in una causa climatica, chiedendo provvedimenti e soluzioni contro i cambiamenti climatici, che minacciano la loro vita.
La Corte di Strasburgo ha riconosciuto per la prima volta il diritto alla protezione climatica come un diritto umano. E' la prima volta che un Tribunale specializzato in diritti umani riconosce il diritto alla tutela del clima.
Le ricorrenti hanno chiesto alla Svizzera di mettere in campo ogni misura possibile che possa scongiurare l'aumento della temperatura globale di oltre 1,5°C, il limite fissato dall'Accordo di Parigi (2015) entro il quale mantenere l’aumento della temperatura media globale per evitare le conseguenze più gravi del climate change. La Corte ha riconosciuto la Svizzera colpevole di aver violato principalmente due articoli: l'art.8, che riconosce il diritto alla vita privata e familiare e l'art. 6, il diritto alla giustizia.
Nella stessa giornata, la CEDU si è pronunciata sul "Caso Duarte", ossia il contenzioso di un gruppo di giovani portoghesi che ha trascinato 32 stati davanti la Corte di Strasburgo per chiedere giustizia climatica. In questo caso, il Tribunale lo ha respinto considerandolo “irricevibile per il mancato esaurimento delle vie di ricorso interne”, ma esprimendosi a favore della iniziativa dei giovani. La CEDU ha respinto anche la causa avanzata dall'ex sindaco di Grande-Synthe, città dell’Alta Francia, che aveva contestato al governo francese di non aver messo in pratica le misure per contenere i livelli massimi di gas serra.
La sentenza a favore delle Senior Women for Climate Protection Switzerland però rafforza i tanti contenziosi climatici che si stanno aprendo in tutto il mondo.
Anche della campagna Giudizio Universale, con cui Terra!, insieme ad altri ricorrenti, ha chiesto allo stato italiano di mettere in campo provvedimenti per tutelare le cittadine e i cittadini del nostro Paese dagli impatti dei cambiamenti climatici, attuando serie politiche ambientaliste.
Il primo grado di giudizio della causa si è chiusa con una pronuncia di inammissibilità! Una sentenza irricevibile, che vede l'Italia arroccata su posizioni ideologiche e incapace di agire contro la crisi climatica, che migliaia di persone sono in grado oggi, più di ieri, di vedere, riconoscere e denunciare.