Pubblicato da Redazione
il 20/02/2025
Un altro passo verso la dismissione completa del Green Deal è stato compiuto.
Nelle scorse ore, la Commissione Europea ha pubblicato un documento di Visione per l’Agricoltura e l’alimentazione.
Un documento molto atteso, che segna l’indirizzo delle politiche agricole Ue fino al 2040, in cui si riflettono gli eventi più o meno recenti che hanno riguardato il mondo agricolo. Un documento che ci preoccupa molto, perché di fatto, sancisce un addio al Green Deal, il pacchetto di misure che avrebbe dovuto rivoluzionare ogni settore economico dell'Unione, in chiave green.
Dopo che le proteste cosiddette “dei trattori” hanno attraversato mezza Europa all’inizio del 2024, portando all’attenzione della politica lo stato fragile dell’economia agricola, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha lanciato un gruppo consultivo sul sistema alimentare e agricolo europeo.
Lo scorso anno sono stati quindi convocati rappresentanti di agricoltori, consumatori, scienziati, ong, esperti ambientali, aziende alimentari e della distribuzione, per sviluppare una visione comune per l’agricoltura europea che tenesse in considerazione anche alcune delle richieste degli agricoltori che avevano protestato. Da questo Dialogo Strategico dopo l'estate, è nata una relazione finale, in cui sono state formulate alcune raccomandazioni, che ci avevano fatto ben sperare, in particolare per la tutela delle piccole e medie aziende a discapito delle grandi e per l'avvio di una transizione ecologica dell’agricoltura.
Raccomandazioni che però nel documento di Vision della Commissione sono state stralciate. Il documento infatti non è all'altezza della sfida climatica e ambientale che dobbiamo gestire in questo momento. Un documento che segna un grande passo indietro, che strumentalizza le proteste di un comparto, per consolidare il disegno che già da anni si sta costruendo in Europa: un'agricoltura che premia le grandi aziende, che accantona concretamente la sfida ambientale, che si impoverisce perpetuando un modello ormai vecchio, quello del profitto a tutti i costi.
" Un documento di Vision all’apparenza pieno di buone intenzioni, ma che fa marcia indietro rispetto alle tante sfide che abbiamo di fronte, sia da un punto di vista ambientale che sociale. Sebbene siano state ribadite questioni fondamentali come la giusta remunerazione agli agricoltori, il ruolo dei Consigli del cibo, il ricambio generazionale, l’importanza del cibo come collante tra comunità, territori e aziende, la road map presentata demolisce definitivamente quel che resta del Green Deal. Siamo preoccupati perché depotenziare il Green Deal è prima di tutto un attacco agli agricoltori, le prime vittime della crisi climatica. Questo documento è il segno tangibile che le proteste degli agricoltori sono state strumentalizzate. Intanto le aziende agricole stanno chiudendo, assorbite da grandi aziende dell’agrobusiness." dichiara Federica Ferrario, la Responsabile Campagne di Terra!
Parole d’ordine del documento, sono “fiducia e dialogo” e “semplificazione e innovazione”. Un tentativo di rasserenare gli animi, dopo lo scontro tra le istituzioni europee e i produttori agricoli. Ma a farne le spese è di nuovo la transizione ecologica, diventata un orpello della strategia agricola dell'Unione.
Tra gli altri, il documento si sofferma su questi temi:
PREZZO DEL CIBO PIU' GIUSTO MA RAFFORZIAMO LA LOTTA CONTRO LE PRATICHE SLEALI: Dal documento è emersa la volontà di garantire il giusto prezzo ai produttori, spesso costretti a vendere sottocosto, e di diluire lungo la filiera i costi e gli impegni legati alla transizione del settore. Occorrerà rafforzare la normativa sulle pratiche commerciali sleali e sull’organizzazione del mercato per una migliore remunerazione dei produttori. Una speranza che condividiamo fortemente, che risponde alla richiesta di migliaia di produttori.
SEMPLIFICAZIONE DELLA PAC MA CON LE CONDIZIONALITA': La Politica agricola comune (PAC) resta fondamentale ma va semplificata e indirizzata meglio verso quegli agricoltori che si impegnano nella tutela ambientale e nella sicurezza alimentare, che lavorano in aree svantaggiate o che sono semplicemente giovani, quindi con tante difficoltà di accesso ai terreni e ai crediti per gestirli.
Le criticità maggiori per la PAC si riscontrano nella semplificazione delle condizionalità, sia in ambito ambientale che sociale, che rischiano di diventare invece un semplice “incentivo” su base volontaria. Una grande retromarcia per chi, come Terra!, ha chiesto a gran voce che i finanziamenti della PAC fossero condizionati al rispetto della normativa sul lavoro e alla tutela di ambiente e salute.
Una profonda modifica dell’attuale PAC è necessaria, ma temiamo che i nuovi piani della Commissione non porteranno effettivamente a un cambio di rotta. Il sostegno al ricambio generazionale è doveroso, così come a chi fa agricoltura nelle aree marginali, chi lavora per la sostenibilità ambientale. Bisogna applicare seriamente la degressivity (degressività: sussidi che diminuiscono ad esempio all’aumentare della superficie dell’azienda o del reddito) e il capping (“tetto massimo” limite oltre il quale non vengono concessi ulteriori sussidi). Eppure nel documento di Visione la Commissione si rivolge genericamente a tutti quanti producono alimenti, senza distinguere tra piccoli e grandi, tra chi usa un metodo sostenibile e chi no. Parlare genericamente di produttori non potrà portare a un vero cambiamento rispetto alla situazione attuale, nella quale il 20% delle aziende - le più grandi - ricevono l’80% dei sussidi, mentre le piccole aziende continuano a chiudere.
SI ALLA COMPETITIVITA’ SENZA PASSI INDIETRO SU SALUTE E AMBIENTE: Bene la volontà di lavorare a clausole di reciprocità come citato nel documento ad esempio su pesticidi e sul benessere animale. In parallelo, però, non si possono fare passi indietro sulla tutela di salute e ambiente in Italia, rendendo ancora più complesso il bando di pesticidi in Europa.
RIDUZIONE DIPENDENZA DALLE IMPORTAZIONI e PIANO PROTEICO MA RIVEDIAMO LA ZOOTECNIA: E' importante lavorare a una maggiore indipendenza dell'Unione, ad esempio per prodotti come i fertilizzanti (e mettersi al sicuro da speculazioni e shock dei mercati), e alla predisposizione di un Piano Proteico a livello UE, per limitare ad esempio la dipendenza dall’import di prodotti destinati alla mangimistica. Per farlo, però, serve anche una profonda trasformazione della zootecnia, che non si vede nel documento.
ANCORA ALLEVAMENTI INTENSIVI: Nonostante gli impatti del settore e il grande bisogno di risorse, non si prende in minima considerazione un piano di riduzione per produzione e consumo di prodotti di origine animale, e relativa diminuzione del numero di animali allevati (a partire dalle zone con maggiore densità). Si dichiara espressamente che si vuole invece aumentare l’utilizzo di fondi pubblici per la promozione del comparto. Una pietra tombale sulla transizione ecologica di questo comparto
“SOLUZIONI TECNOLOGICHE” MA E' UN MODO PER FARE ENTRARE GLI OGM: In più parti del documento di Vision, si menzionano soluzioni tecnologiche per affrontare ad esempio problemi come quelli legati ai cambiamenti climatici o agli impatti sull’ambiente. Una sorta di panacea di tutti i mali. Ma oltre a rappresentare una eccessiva semplificazione dei problemi, questo è un modo per aprire a finte soluzioni, ad esempio come gli OGM, menzionati in più parti.