Pubblicato da Redazione
il 02/09/2024
La lunga sequenza di arresti, condanne e morti sul lavoro per caporalato, inaugurata la scorsa primavera, ha avuto una tragica prosecuzione in questa torrida estate.
La morte del bracciante indiano Satnam Singh, avvenuta a giugno scorso, come temevamo non è stata l’ultima. Dopo pochi giorni, a Taranto, un imprenditore agricolo è finito sotto indagine per omicidio colposo e caporalato, dopo che un lavoratore è morto per un malore nella sua azienda. I blitz dei Carabinieri nelle campagne di tutto il paese, con cui si è aperto il mese di agosto, hanno fatto emergere che su quasi mille aziende, oltre la metà risulta irregolare, ossia 507 su 958 aziende controllate. Eppure, di questo complesso fenomeno che è il caporalato, sono ancora troppi i pezzi che sfuggono alla narrazione e all’intervento istituzionale.
In tutti questi anni, oltre ad occuparci di contrastare il fenomeno e di cambiare la sua narrazione mediatica, ci siamo impegnati ad aggiungere livelli di ragionamento e di analisi, che abbiamo condiviso con il mondo della politica perché potesse lavorare sulle soluzioni.
Lo abbiamo fatto quando abbiamo parlato di Grande distribuzione organizzata (Gdo), dei supermercati in cui facciamo la spesa, e del potere che questa riveste nel comprimere tutti gli anelli della filiera. Lo abbiamo fatto con le aziende, sottolineando che non tutto il comparto agricolo è fatto di imprese che delinquono, facendo emergere le tante criticità di un settore che soffre ovunque, specie se si tratta di realtà medio piccole che non hanno finanziamenti necessari a sopravvivere. Abbiamo continuato a fornire nuove chiavi di lettura, andando nelle regioni del Nord, ritenute un tempo estranee a casi di sfruttamento, svelando le nuove forme di intermediazione illecita che invece lì stanno nascendo.
E in queste settimane, stiamo raccontando come anche i cambiamenti climatici stiano impattando profondamente sui tempi e sulla qualità della forza lavoro. Tanto che secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), oltre il 70 per cento della forza lavoro mondiale sarà probabilmente esposto ai rischi per la salute legati ai cambiamenti climatici.
Proprio a metà agosto, infatti, sempre in provincia di Latina, un altro bracciante di nazionalità indiana Dalvir Singh, di 54 anni, è morto stroncato da un forte malore a causa del caldo e della fatica. Il corpo è stato rinvenuto a terra dal datore di lavoro. Dalvir lavorava con un regolare contratto di lavoro e con un permesso di soggiorno. Eppure nella estate più torrida di sempre, si trovava a raccogliere ortaggi.
Le nostre dichiarazioni sul Guardian
Lavoravano invece 17 ore al giorno, i braccianti, quasi tutti stranieri, che nel lodigiano sono stati trovati in stato di sfruttamento. Il monte ore accumulato è di circa 512 ore. Ore di straordinario chiaramente non dichiarate dal datore di lavoro. L’azienda lodigiana dal 2017 al 2023 avrebbe aperto ben 1.054 posizioni lavorative irregolari, evadendo il Fisco per circa 3 milioni di euro. I lavoratori erano inoltre accolti in locali precari e sovraffolati a pagamento, per i quali veniva decurtato parte del loro stipendio.
Il commento di Fabio Ciconte - News dal Pianeta Terra
Leggi com'è andata l'audizione sul caporalato in regione Lombardia in cui è stata ascoltata Terra!
Storie diverse o parti di una stessa storia. Ovunque si voglia guardare, in questi drammatici episodi a farne le spese, sono lavoratori vulnerabili, ingranaggi di una macchina che ormai fatica ad andare avanti così com'è.
Ecco perché oggi non è solo necessario cambiare modello di lavoro agricolo, oggi è necessario cambiare modello di produzione del cibo, tornando a praticare un'agricoltura alleata dell'ambiente, un'agricoltura che dia da mangiare degnamente a produttori e braccianti, un'agricoltura che non ha bisogno di sfruttare esseri umani.
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