Pubblicato da Redazione
il 07/11/2024
Non solo di agricoltura si è parlato all'evento organizzato dalla consigliera lombarda del Movimento 5 Stelle Paola Pizzighini, che il 7 novembre ha invitato Terra! a parlare di caporalato in Regione Lombardia.
Un'occasione importante, per ribadire le nostre richieste, raccolte nel report "Cibo e sfruttamento. Made in Lombardia", uscito appena un anno fa. Dopo aver attraversato la Lombardia in lungo e in largo, abbiamo presentato il report alla società civile, ai media nazionali, ma anche ad alcune produttrici e produttori lombardi. E per ben due volte siamo entrati nel Consiglio regionale lombardo.
Non è stato facile parlare di "caporalato" in una delle prime regioni italiane per valore dell'agroalimentare, dove l'imprenditoria e una parte della classe politica ha sempre giudicato "sano" e intoccabile il comparto agricolo. Inizialmente stati anche attaccati, accusati di non aver detto il vero. Eppure sono molti i produttori che hanno confermato quanto abbiamo scoperto. Molti sono pronti a compiere una vera transizione ecologica e sociale, ma è difficile capire da dove partire.
Solo pochi mesi dopo quella presentazione, le cronache ci hanno dato purtroppo ragione. La Lombardia rappresenta, con il Veneto, la regione che ha più procedimenti giudiziari aperti per caporalato. Un caporalato diffuso, non solo confinato al comparto agricolo, anche se è qui che il fenomeno miete più vittime ed è qui che, in appena un anno, sono calati i controlli dell'Ispettorato nazionale del lavoro (rispetto a settori come la logisitica e l'edilizia).
La tragica morte di Satnam Singh, lavoratore agricolo morto a giugno nelle campagne di Latina, ha riacceso la responsabilità politica nei confronti di questo fenomeno, tutt'altro che finito. E siamo contenti che il consiglio regionale lombardo abbia deciso di ascoltarci in un'audizione, lo scorso luglio, dove abbiamo raccontato il frutto della nostra inchiesta sul campo e dove abbiamo chiesto che venga approvata una Legge regionale anti caporalato.
A settembre, l'approvazione di un mozione del Partito Democratico, rimetteva le istituzioni regionali sulla giusta strada. Ma senza un finanziamento che supporti le azioni di monitoraggio e controllo previste dalla mozione, tutto resterà lettera morta.
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