Pubblicato da Redazione
il 21/07/2023
Poche settimane fa abbiamo lanciato il nuovo report “Cibo e sfruttamento - Made in Lombardia” in due presentazioni pubbliche, a Milano e a Mantova, quest'ultima nella sede del Consorzio agrituristico mantovano. Una realtà coraggiosa, che unisce tante aziende di zona, che vogliono fare agricoltura in modo etico e sostenibile e dare nuova linfa ai mercati contadini.
Con quelle aziende, ci siamo confrontati sui dati raccolti nel report: dalle disfunzioni della filiera alla diffusione del caporalato in Lombardia, dall' impiego delle cooperative alle diverse forme di lavoro grigio diffuse in agricoltura, in particolare nel mantovano.
Qualche giorno dopo, sulla Gazzetta di Mantova è stata pubblicata una replica del direttore di Confagricoltura Mantova, Daniele Sfulcini, che senza aver letto il nostro report, lo ha criticato, mettendone in dubbio l’autorevolezza, di fatto sminuendo l’esistenza del caporalato nella provincia lombarda.
Sono tanti i passaggi della replica di Sfulcini che non ci convincono. Da "Il caporalato nel Mantovano non esiste. Il fenomeno ha caratteristiche ben precise e non si può assolutamente accostare a qualche situazione di contratti di lavoro non perfettamente in regola" a "Se ci sono situazioni da sistemare vanno sistemate, ma stando a quanto sostiene questa associazione, che tra l'altro non conosco, così come non so che valore scientifico abbia il suo rapporto, gli organi di controllo non fanno una bella figura (...) Non si può parlare di caporalato dove esiste una persona che recluta i braccianti e si fa pagare dal datore di lavoro" a "Ci possono essere irregolarità sui contratti non del tutto rispettati, ma il caporalato è un'altra cosa".
Ecco perché abbiamo inviato una lettera al direttore della Gazzetta di Mantova, che dopo diverse negoziazioni, è stata pubblicata ieri, a 10 giorni dal nostro invio.
Gent.le Dir. Grazioli,
il 10 luglio scorso, sulle colonne di questo giornale, è stata pubblicata una replica pungente del direttore di Confagricoltura Mantova, Daniele Sfulcini, alla nostra associazione, l’Associazione Terra! e al nostro ultimo report “Cibo e sfruttamento – Made in Lombardia”, presentato a Mantova, davanti a decine di aziende agricole del Consorzio Agrituristico mantovano.
Nella nostra indagine, realizzata tra le province di Mantova, Bergamo, Brescia e Cremona, abbiamo intervistato aziende, lavoratrici e lavoratori, comunità di persone straniere e sindacati. Molti erano presenti alla presentazione e hanno testimoniato la fatica e le difficoltà del comparto.
Terra!, fin dalla sua nascita, ha raccontato il caporalato come la risultante degli squilibri del mercato agroalimentare, dominato dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Abbiamo contribuito all’approvazione della legge anti caporalato nel 2016, con cui sono stati riconosciuti responsabili del reato non solo il caporale, che si occupa dell’intermediazione illecita di manodopera ma anche l’imprenditore agricolo, che di questa manodopera fa uso. Elemento quest’ultimo fondamentale perché ci dice che può esserci sfruttamento anche in assenza di un intermediario. Ecco perché non possiamo condividere le parole del direttore Sfulcini, quando dichiara “Non si può parlare di caporalato dove esiste una persona che recluta i braccianti e si fa pagare dal datore di lavoro”.
Di caporalato a Mantova, non siamo gli unici a parlare. La stessa Gazzetta ha raccontato i risultati del progetto Multitasking-Multiagenzia e Taskforce contro lo sfruttamento lavorativo promosso anche dalla Prefettura di Mantova. Segno che il fenomeno viene monitorato con preoccupazione anche dagli organi di controllo e dalle istituzioni.
Nel report - che invitiamo a leggere integralmente sul nostro sito - scriviamo con chiarezza che le forme di sfruttamento che abbiamo intercettato sono una evoluzione del caporalato comunemente inteso al Sud. Un caporalato “moderno”, che va dal lavoro grigio ai turni estenuanti, dalle cooperative fittizie alle agenzie di intermediazione. Organizzazioni queste, che pur lavorando in una cornice di apparente legalità, somministrano spesso manodopera alle aziende violando gli appalti e la contrattazione collettiva nazionale. Una situazione confermata dai dati dei controlli sul campo del 2022 fornitici dell’Ispettorato territoriale del Lavoro.
Ma se tutto questo viene letto sotto la lente della “normalità”, vuol dire che il nostro lavoro è sulla strada giusta. Perché solo quando si capirà che il valore della filiera agroalimentare deve essere equamente distribuito a tutti i singoli anelli, allora potremo dire di avere vinto. Fino ad allora, Terra! continuerà a far conoscere, a denunciare e a lavorare per una trasformazione delle filiere del cibo.
Restiamo a disposizione del dir. Sfulcini per un confronto sul tema.
Ringraziandola per la disponibilità offertaci, le porgiamo i nostri più cordiali saluti.