Caporalato: giustizia è fatta per Abdullah Mohamed

Pubblicato da Redazione

il 25/11/2022

Pomodori tra le mani di un lavoratore

Era il 2015, quando la morte per infarto del cittadino sudanese e lavoratore agricolo Abdullah Mohamed, in una delle estati più torride mai registrate, sconvolse l'Italia intera.

Le indagini fecero luce su alcune aziende italiane di trasformazione del pomodoro in pelati, sughi pronti e polpe, titolari di marchi molto noti, a cui veniva conferito il prodotto raccolto nell'azienda in cui lavorava Mohamed. Una vicenda che con il direttore Fabio Ciconte e il giornalista Stefano Liberti abbiamo seguito anche noi per Internazionale in questo articolo

Oggi, a 7 anni da quella tragedia, i giudici della Corte d'Assise di Lecce hanno emesso due condanne a 14 anni per il suo datore di lavoro l'imprenditore agricolo Giuseppe Mariano, marito della titolare dell’azienda agricola nella quale lavorava la vittima, e del sudanese Mohamed Elsalih, il caporale che gestiva gli arrivi in Salento dei braccianti, che avrebbero lavorato anche per 12 ore al giorno per poche decine di euro.

Mohamed era arrivato in Italia nel 2006 e viveva a Caltanissetta, in Sicilia, con sua moglie e sua figlia. Ma spesso, il giovane, come migliaia di stranieri senza un lavoro fisso, partiva seguendo le stagioni di raccolta lungo la penisola. Quella estate Mohamed si trovava in provincia di Lecce, a Nardò, dove tramite Mohamed Elsalih, era riuscito a trovare un lavoro in nero, come raccoglitore di pomodori. Ma le condizioni di lavoro erano molto dure e l'afa insieme alle alte temperature hanno dichiarato la morte di infarto del giovane sudanese. 

Solo una settimana prima di Abdullah Muhamed, moriva Paola Clemente, 49 anni, stroncata da un malore nelle campagne di Andria mentre lavorava all’acinellatura, ossia l’eliminazione a mano di piccoli acini dai grappoli d’uva. La sua morte diede vita alla legge anti caporalato a cui Terra! e altre realtà hanno lavorato duramente.


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