Ondate di caldo e siccità stanno spingendo l’agricoltura all’inferno

Pubblicato da Redazione

il 22/06/2022

Pochi giorni fa la Regione Puglia ha varato, ancora una volta, l'ordinanza che vieta il lavoro agricolo nei campi nelle ore più calde della giornata.

Con picchi di 43 °C previsti in alcune parti della regione, è troppo pericoloso esporre i lavoratori agricoli al sole cocente. Ci sono precedenti a testimoniarlo: il 20 luglio 2015, la calura e la fatica hanno causato la morte di Abdullah Mohamed, un lavoratore nato in Sudan ed emigrato in Italia nel 2006. In quella estate di 7 anni fa era stato costretto a lavorare a cottimo nella raccolta dei pomodori, rimanendo ucciso per la fatica e il caldo torrido. Su Internazionale raccontammo la sua storia e il legame tra il suo sfruttamento e le filiere industriali del cibo, che spesso portano sugli scaffali dei supermercati prodotti senza la garanzia di un pieno rispetto dei diritti umani.

Oltre alle donne e agli uomini che lavorano i nostri campi e garantiscono l'accesso al cibo a tutte e tutti noi, le terre stesse e le colture sono sempre più colpite dalle condizioni climatiche avverse. La crisi climatica, in poche parole, sta spingendo l'agricoltura in un inferno potenzialmente senza ritorno.

In molti luoghi del nostro paese e del vecchio continente - per non parlare dell'Africa - questo caldo senza precedenti sta causando una siccità tale da far suonare un campanello d'allarme per i governi, che dovrebbero aiutare gli agricoltori a diventare più resilienti di fronte al cambiamento climatico.

L'emergenza idrica italiana è finita anche sui media internazionali: questo inverno è stato uno dei più siccitosi che il paese abbia vissuto negli ultimi 65 anni, con precipitazioni dell'80% inferiori alla media stagionale.

Le immagini del Po in secca stanno facendo il giro d'Italia, eppure allo stupore e allo sgomento dei cittadini non sembra corrispondere una attenzione proporzionata da parte della politica. Pare che le istituzioni assistano, incapaci di reagire, al disfacimento degli ecosistemi e alla distruzione di settori econonomici strategici.

La siccità minaccia ora seriamente l'approvvigionamento di acqua potabile, l'irrigazione nella regione più intensiva d'Italia (la Lombardia) e le centrali idroelettriche per la produzione di energia. Un disastro ecologico che diventa economico e sociale, rendendo ancor più duri gli effetti delle altre crisi che contemporaneamente viviamo, dalla pandemia alla guerra.

Non basterà la vecchia pratica dei sussidi a pioggia, delle deroghe e degli sconti che già si intravvede nel prossimo piano di applicazione della Politica agricola comune. Occorrono interventi strutturali e di lungo periodo per evitare al settore agricolo di veder svanire le condizioni minime per produrre il nostro cibo.

Non c'è più tempo per occultare o minimizzare gli effetti positivi di una transizione all'agroecologia. Le alternative finora adottate stanno mostrando la loro debolezza e inadeguatezza, offrendo soluzioni di corto respiro, che affrontano soltanto il versante economico dei problemi ma, così facendo, continuano ad alimentare la crisi ecologica, rendendo sempre più difficile agire per mitigarla e adattarsi ai mutamenti che sta già provocando.

L'urgenza di un ripensamento di tutto il sistema sociale ed economico è sempre più pressante e per l'agricoltura la direzione è chiara e incontrovertibile: occorre riformare il sistema produttivo in modo che lavori con la natura, non contro di essa. La Rivoluzione Verde ha fallito, come mostrano tutti gli indicatori: aumento della fame invece che diminuzione, perdita di biodiversità agricola e naturale, aumento della chimica nei suoli e nelle acque, precarizzazione del lavoro agricolo invece che stabilizzazione e diritti. In tempi come questi è criminale sostenere ancora questo modello. Nel nostro rapporto "12 passi per la terra (e il clima)" abbiamo proposto una via di uscita, che avrebbe bisogno di un grande spostamento di fondi, una programmazione e tante politiche di appoggio. Continueremo a portare avanti queste istanze, in rete con movimenti e organizzazioni, perché il cambiamento è sempre possibile e diventa sempre più necessario.



News

? Preferenze Cookies