Pubblicato da Redazione
il 03/02/2025
La rapida diffusione dell'influenza aviaria e della peste suina africana sta mettendo in crisi il settore zootenico. Gli abbattimenti di migliaia di capi e le misure introdotte dal Ministero della Salute -una Zona di Ulteriore Restrizione (in cui c'è il blocco alla riproduzione) ed una Zona di Attenzione- nel nostro paese, avranno conseguenze economiche importantissime.
E così, proprio mentre la protesta dei trattori in Italia riporta alla ribalta la scarsa redditività e sostenibilità dell’attuale sistema agricolo, si moltiplicano gli allarmi sui virus dell’influenza aviaria che, secondo l’ultimo alert lanciato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), rappresentano una “minaccia crescente” per la capacità “potenziale di adattarsi agli esseri umani e di innescare future pandemie”.
Una situazione preoccupante, che rafforza quanto chiediamo da tempo: cambiare l'attuale sistema zootecnico intensivo in modo strutturale, portandolo verso un modello di tipo agro-ecologico.
Ecco perché insieme a Greenpeace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu e WWF Italia, nel marzo 2024, abbiamo depositato alla Camera la proposta di legge 1760 “Oltre gli allevamenti intensivi”. Il testo, oggi ancora in attesa di calendarizzazione in Parlamento, punta a cambiare alla radice un sistema che ha già mostrato di essere dannoso per la salute, l'ambiente e le piccole aziende e ribadisce la necessità di un’alleanza tra mondo produttivo e le organizzazioni di tutela ambientale.
E per coinvolgere le comunità impattate dalle conseguenze degli allevamenti intensivi, da oggi, con le altre realtà della coalizione, invieremo ai Comuni italiani una mozione a sostegno della proposta di legge 1760, uno strumento che consentirà agli enti di prossimità di partecipare al dibattito su un tema così importante per la salute dei territori.
«Andare avanti con l’attuale modello produttivo, basato su allevamenti sempre più grandi e intensivi, contribuirà non soltanto alla chiusura delle nostre piccole e medie aziende, ma anche alla proliferazione di virus come quello dell’influenza aviaria e della peste suina – dichiarano le associazioni – Virus che per essere debellati richiedono un ingente investimento di denaro pubblico, senza garanzie di lungo periodo. Bisogna invece investire in politiche strutturali che ridisegnino il futuro del settore primario: la nostra proposta di legge va proprio in questa direzione. Mettere in contrapposizione il settore produttivo con la transizione ecologica è funzionale solo alla prosecuzione di un sistema che ha già dimostrato di essere dannoso per la salute, l’ambiente e le stesse aziende agricole».
La diffusione dell’aviaria o virus H5N1 continua a destare preoccupazione in diverse parti del mondo e il contatto sempre più stretto con e tra gli animali negli allevamenti intensivi rischia di aumentare il potenziale pandemico della malattia. Anche negli allevamenti italiani l’influenza aviaria circola a ritmi sostenuti: da ottobre 2024 a oggi si contano oltre 70 focolai, 21 dei quali accertati nel solo mese di gennaio nelle province di Mantova e Verona, con un ultimo caso che segna la comparsa anche in provincia di Torino. Complessivamente, nel nostro Paese sono oltre 4 milioni gli avicoli domestici coinvolti dal virus dall'inizio del 2024, di cui oltre 2 milioni soltanto a gennaio 2025.
Non va meglio sul fronte della peste suina africana: dal primo gennaio 2022 a oggi in Italia si contano 48 focolai negli allevamenti di suini, l’ultimo rilevato due settimane fa nel Piacentino, con oltre 100 mila animali abbattuti soltanto nel 2024.