L'agricoltura è uno dei pilastri portanti dell’economia veneta e ancora oggi rappresenta un settore di estrema rilevanza, sia dal punto di vista produttivo che in termini occupazionali. È nel settore vitivinicolo che la regione ha trovato un trampolino di lancio verso una notorietà mondiale, in particolare grazie al successo del Prosecco, oggi simbolo del “Made in Italy” nel mondo.
Il valore della produzione lorda agricola del Veneto, nel 2023, è stato stimato a 7,7 miliardi di euro. In pochi anni, gli ettari destinati alla produzione di prosecco sono passati dagli 8.700 del 2010 ai più di 24 mila attuali e oggi il Veneto si conferma la regione leader per l’export di vino in Italia, con una quota del 36% sul totale nazionale.
A fronte di questa rapida crescita, la produzione di vitivinicola oggi copre migliaia di ettari che, almeno in collina, vanno raccolti manualmente. Mentre un tempo bastavano i vicini e qualche pensionato che aiutavano l’agricoltore, oggi la difficoltà nell’approvvigionamento di manodopera viene affrontata dalle imprese tramite l’esternalizzazione del processo di reclutamento o tramite l’utilizzo di forme contrattuali precarie se non del tutto illegali. Cosicché le aziende terziste che operano in questo spazio trovano terreno fertile per potersi espandere. Secondo i dati di Veneto Lavoro, infatti, l’aumento di lavoratori non assunti direttamente dall’azienda dal 2010 al 2020 è aumentato del 251%.
I lavoratori e le lavoratrici migranti riempiono le fila della manodopera agricola in maniera sempre più massiccia andando man mano a sostituire pensionati, studenti e casalinghe. Essi provengono sovente da Paesi esterni all’Unione Europea, sono spesso in difficoltà nel reperire occupazioni stabili e in uno stato di “vulnerabilità” che li vede costretti ad accettare le occupazioni più precarie, degradanti, faticose e meno remunerate che il mercato del lavoro offre.
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