Riportare l'agricoltura a Lampedusa al tempo delle siccità e del cambiamento climatico. E' il cuore del progetto Lampedusa Eco Farm, che Terra! ha lanciato per recuperare alcuni terreni abbandonati sull'isola e avviarli alla produzione agricola. Grazie al sostegno di Fondazione Con il Sud e Open Society Foundations, è nata Agricola Mpidusa, cooperativa agricola sociale di tipo B la cui missione è da un lato la produzione di cibo ecologico, dall'altro la creazione di opportunità imprenditoriali su un'isola che aveva abbandonato quasi completamente l'agricoltura in favore di altre attività, come la pesca e l'accoglienza turistica. La commercializzazione di prodotti freschi, coltivati in modo ecologico, vuole contribuire a rilanciare l’economia locale e a creare opportunità di inserimento lavorativo per i giovani, oltre che di integrazione sociale per persone con disabilità.
Greci, Romani, Saraceni, Borboni e... pirati. Lampedusa è stata approdo, nei secoli, di popoli molto diversi e in lotta per l'egemonia sul Mediterraneo. Ha dovuto perfino subire le scorribande dei pirati nel XVI secolo. Le sue poche centinaia di abitanti hanno vissuto alterne vicende, compresa un'epidemia di peste nel 1784.
In questo quadro, l'agricoltura inizia ad essere stabilmente praticata a partire dal 1800, a seguito del disboscamento operato da un gruppo di coloni maltesi della famiglia Gatt, che avevano ricevuto in affitto i suoli fertili dalla Principessa Francesca de Caro, moglie di Ferdinando Tomasi. Così, una fitta boscaglia composta da alberi ad alto fusto, tra i quali vivevano e pascolavano cervi, cinghiali, lepri e conigli scompare per sempre.
Pochi anni dopo, i Borbone acquistano l'isola e sfrattano i Maltesi, inviando il governatore Bernardo Maria Sanvisente a ricolonizzare Lampedusa e Linosa, accompagnato da un centinaio di donne e uomini, in prevalenza agricoltori e artigiani. L'agricoltura viene praticata stabilmente da qui in poi, in condizioni che restano avverse: i contadini devono produrre alimenti in un clima dominato da forti venti e scarse piogge. La pesca prende il sopravvento nel primo Novecento, anche a causa della scoperta di banchi di spugne molto richieste sul mercato europeo. Oggi è il turismo la principale attività economica: quasi nessuno coltiva più la terra. Anche per questo, rivitalizzare il settore primario per fornire cibo alla comunità è una missione per noi importante e significativa.
L’idea di avviare una cooperativa agricola sociale di comunità a Lampedusa è nata dopo che Terra! ha portato avanti per cinque anni un progetto di orti comunitari sull'isola, coinvolgendo la comunità fino ai soggetti più vulnerabili e riproducendo sementi antiche e locali. Questa nuova avventura espande quell'idea e rafforza la componente agricola ed ecologica, nel tentativo di dar vita ad una esperienza produttiva che contribuisca alla sicurezza e sovranità alimentare del territorio. Lampedusa è infatti un’isola dove coltivare è sempre stata un’impresa, per via dei suoli in desertificazione e del forte vento. Ad oggi non c’è quasi nessuno che lavora la terra e la grande maggioranza del cibo viene importato con le navi. Agricola Mpidusa nasce per dimostrare che si può fare qualcosa di diverso, e che anche in tempi di crisi climatica l’agricoltura ecologica può fiorire in zone di frontiera, dare lavoro e prospettive alle comunità locali.
A questa idea hanno creduto i numerosi partner del progetto e i soci della neonata cooperativa, tra cui la famiglia Tonnicchi-Bonfilio, a cui apparteneva uno degli ultimi agricoltori lampedusani. E' grazie a loro che oltre agli orti in città, Agricola Mpidusa può coltivare oltre un ettaro di terra in contrada Imbriacola, fuori dal centro abitato.
Lunghe settimane sono state impiegate per tagliare sterpi, togliere pietre, ristrutturare il pozzo e installare il sistema di irrigazione, un impianto ad “ala gocciolante” ideato per consumare poca acqua e raggiungere in maniera capillare tutte le piante sul terreno. In zone semi-desertiche come Lampedusa, è fondamentale utilizzare tecniche ecologiche per ottimizzare le risorse e ridurre gli sprechi. La coltivazione avviene rispettando i tempi delle piante e le stagioni, e operando rotazioni in modo da permettere al suolo di rigenerarsi. La cura del suolo è un elemento particolarmente importante: Lampedusa infatti soffre, come tutta l’area mediterranea, di un aumento delle temperature medie e della desertificazione. Siamo nel cuore di quello che gli scienziati chiamano un “hot spot climatico”, dove gli effetti del riscaldamento gobale sono più evidenti. Anche per questo, il senso del progetto va oltre il servizio alla comunità, pur fondamentale, per dimostrare che con l'agroecologia possiamo vincere la sfida ecologica anche nei luoghi più difficili.